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Monopattini elettrici e nuove regole: il punto della situazione nell'incertezza generale

Pubblicato il 10/12/2025

Il nuovo Codice della Strada e le regole previste per i monopattini

La riforma dei monopattini elettrici nasce dal pacchetto sicurezza stradale approvato dal Governo e dal Parlamento con la Legge n. 169 del 2024, pubblicata in Gazzetta Ufficiale e divenuta operativa tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025 dopo l’approvazione definitiva al Senato. È questa legge a modificare il Codice della Strada introducendo una serie di obblighi: casco per tutti, contrassegno identificativo (la futura targa adesiva), assicurazione RC obbligatoria, nuove dotazioni tecniche e limiti di utilizzo più severi. A valle della legge sono arrivati i primi decreti attuativi del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in particolare il Decreto Dirigenziale n. 210 del 27 giugno 2025 che definisce forma e caratteristiche della targa, e il Decreto MIT del 6 ottobre 2025 (pubblicato in G.U. il 13 novembre 2025) che ne stabilisce il prezzo e le modalità di produzione.

Secondo queste norme il monopattino deve essere equipaggiato con indicatori di direzione, segnalatore di frenata, luci anteriori e posteriori e freni efficaci su entrambe le ruote. La circolazione è consentita solo sulle strade urbane con limite fissato a 50 km/h, mentre il mezzo non può superare i 20 km/h su strada e i 6 km/h nelle aree pedonali; resta vietato l’uso sui marciapiedi salvo esplicite eccezioni comunali. Il quadro normativo modellato dalla Legge 169/2024 — insieme ai decreti MIT del 2025 — configura un sistema molto più strutturato rispetto al passato, avvicinando il monopattino a un veicolo con obblighi paragonabili a quelli dei ciclomotori leggeri, almeno sul piano formale.

Dove la legge si è bloccata: decreti incompleti e targa impossibile da richiedere

Nonostante la Legge 169/2024 abbia ridisegnato in modo netto la disciplina dei monopattini, la sua applicazione pratica si è arenata quasi subito. La norma demanda infatti ai decreti del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti l’attivazione dei sistemi necessari per rendere operativi gli obblighi di contrassegno identificativo e assicurazione RC. Il Decreto Dirigenziale n. 210 del 27 giugno 2025 ha stabilito le caratteristiche tecniche della targa adesiva, mentre il successivo Decreto MIT del 6 ottobre 2025 ne ha fissato il prezzo e le modalità di produzione presso l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato.

Voce Costo Tempi previsti
Targhino 8,66 € 2–5 giorni lavorativi
Diritti di motorizzazione 3–10 € Immediato on-line
Assicurazione RC 30–60 €/anno Solo dopo rilascio targa
Casco omologato 20–60 € Immediato

L’aspetto più rilevante è che il Decreto MIT del 6 ottobre 2025, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 13 novembre 2025, ha reso formalmente esecutivi gli obblighi di targa e assicurazione, fissando costi e modalità di rilascio. Tuttavia, senza la piattaforma digitale prevista dalla riforma, questi obblighi sono rimasti privi degli strumenti necessari per essere rispettati. Finché il sistema non viene pubblicato, né i proprietari né le forze dell’ordine possono adempiere agli obblighi previsti dalla legge. A questo si aggiunge l’assenza di istruzioni operative per l’assicurazione obbligatoria: manca la circolare che dovrebbe chiarire tempi, modalità di stipula e controlli.

Il risultato è un blocco amministrativo che congela gli obblighi più rilevanti, lasciando la riforma in una fase intermedia in cui le regole esistono, ma non possono essere rispettate né fatte rispettare.

Casco, targa e assicurazione: differenza tra obblighi formali e applicazione concreta

La riforma introdotta con la Legge 169/2024 distingue nettamente ciò che è immediatamente applicabile da ciò che rimane sospeso in mancanza degli strumenti operativi. L’obbligo del casco per tutti i conducenti è l’unico elemento realmente eseguibile, perché non richiede piattaforme o registrazioni: è chiaro, controllabile e già in vigore. Diverso è il caso del contrassegno identificativo e della polizza RC obbligatoria, che pur essendo indicati come obblighi dalla legge e ribaditi dai decreti MIT di Ottobre e Novembre 2025, non possono funzionare finché non viene attivato il sistema digitale di registrazione previsto dall’art. 1-bis della riforma. Senza quella infrastruttura non esiste un metodo ufficiale per associare un numero identificativo al monopattino, né per certificare la presenza o l’assenza di assicurazione durante un controllo.

Sul piano giuridico gli obblighi esistono, ma sul piano realtà restano sospesi: proprietari, forze dell’ordine e assicurazioni non hanno una procedura da seguire. Ne deriva una situazione anomala in cui soltanto una parte della riforma è effettivamente viva, mentre quella più incisiva (targa e RC) rimane confinata in un limbo amministrativo che impedisce l’applicazione uniforme delle nuove regole.

Obblighi e sanzioni per monopattini elettrici

Obbligo Dettaglio Sanzione
Casco Obbligatorio per tutti Da 50 a 200 €
Targa (contrassegno) Adesiva, identificativa Da 100 a 400 €
Assicurazione RC Obbligatoria per ogni mezzo Da 100 a 400 €
Velocità Max 20 km/h (6 km/h in aree pedonali) Da 50 a 250 €
Dotazioni Frecce, luci, freni Da 50 a 250 €
Aree vietate No marciapiedi, no extraurbane Da 50 a 250 €

Caos nelle città: controlli sospesi, multe incerte e utenti senza riferimenti

La distanza tra la Legge 169/2024 e la sua applicazione pratica ha generato un quadro urbano estremamente irregolare. In diverse città, come riportato dalle cronache locali di metà 2025, le polizie municipali hanno sospeso le sanzioni legate a targa e assicurazione perché prive della piattaforma MIT necessaria per verificare se un mezzo sia effettivamente registrato; in più casi i comandi hanno dichiarato di non voler elevare verbali destinati a essere annullati in sede di ricorso. Al contrario, alcune province hanno scelto un approccio più severo concentrando i controlli su ciò che è effettivamente verificabile, come l’uso del casco, la velocità e la circolazione su aree vietate.

Nello stesso periodo diversi operatori della mobilità urbana hanno segnalato un aumento di incidenti non accompagnato da criteri uniformi di accertamento, proprio perché la componente amministrativa della riforma è rimasta incompleta. Ne deriva un mosaico disomogeneo: in alcune città i monopattini circolano quasi senza restrizioni, in altre vengono fermati con maggiore frequenza, ma senza una base operativa unificata. Utenti e forze dell’ordine si muovono entro un perimetro normativo incerto, dove solo una parte degli obblighi può essere realmente controllata.

Il crollo dello sharing: noleggi in forte calo e operatori in difficoltà

L’impatto delle nuove regole non operative si è fatto sentire soprattutto sul settore dello sharing, che dipende da flussi costanti di utilizzo e da un quadro normativo prevedibile. Nei primi mesi del 2025, mentre la Legge 169/2024 entrava in vigore senza gli strumenti amministrativi necessari, le principali società hanno registrato un calo marcato dei noleggi, con percentuali che in alcune città hanno superato il 30%. Diverse analisi di settore hanno evidenziato che la combinazione tra obblighi formalmente in vigore, incertezze applicative e timori dei clienti legati a possibili multe ha prodotto un arretramento della mobilità condivisa più accentuato rispetto ad altri servizi urbani.

Gli operatori hanno segnalato anche criticità organizzative: non potendo completare la procedura di immatricolazione dei mezzi prevista dalla riforma, molte aziende hanno rinviato investimenti, ridotto flotte e congelato l’introduzione di nuovi modelli già adattati ai requisiti tecnici della riforma. A questo si aggiunge l’effetto sulle prospettive occupazionali: tecnici, manutentori e personale operativo rischiano riduzioni di ore o mancati rinnovi proprio perché il mercato non può stabilizzarsi finché il Ministero non rende disponibile la piattaforma necessaria a registrare i mezzi e verificare le coperture assicurative.

La crisi dello sharing e l'aumento degli incidenti

Voce Variazione 2025
Utenti attivi - 30%
Noleggi mensili - 32%
Ricavi operatori - 28%
Flotte operative - 20%
Investimenti annuali - 45%
Incidenti rilevati + 12%

Cosa manca per rendere operative le nuove regole e cosa aspettarsi nel 2026

Il passaggio decisivo per trasformare la riforma introdotta con la Legge 169/2024 in un sistema realmente funzionante è l’attivazione della piattaforma digitale prevista dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. È questo strumento che deve consentire di richiedere il contrassegno identificativo, registrare i monopattini, verificare l’associazione tra mezzo e proprietario e certificare la presenza della polizza RC obbligatoria, come definito dal Decreto Dirigenziale n. 210/2025 e dal Decreto MIT del 6 ottobre 2025.

Senza tale infrastruttura, le forze dell’ordine non possono controllare targa e assicurazione, gli operatori dello sharing non possono completare le procedure di registrazione dei mezzi e i privati non hanno un percorso amministrativo da seguire. Per il 2026 la previsione più concreta è che il MIT pubblichi finalmente le specifiche tecniche della piattaforma e renda possibile il rilascio dei contrassegni, permettendo alla riforma di passare da un quadro teorico a un sistema amministrativo funzionante. La stabilizzazione del settore, dagli operatori dello sharing ai privati, dipende interamente da questa fase: solo con un sistema operativo e linee guida uniformi sarà possibile verificare gli obblighi, ridurre l’incertezza e riportare la micro-mobilità urbana in un contesto regolato e sostenibile. 

Rammarica constatare che Novembre 2025 avrebbe dovuto segnare l’avvio effettivo della procedura di registrazione grazie al decreto pubblicato in Gazzetta. Nella pratica, senza piattaforma, l’intero impianto resta sospeso nel limbo.